1) Determinazione
del dominio D della funzione.
Per studiare
una funzione dobbiamo innanzitutto vedere quale è il suo campo di esistenza.
Per esempio:
·
se
y=f(x) contiene un'espressione frazionaria dobbiamo escludere i punti
in cui il denominatore si annulla;
·
se
y=f(x) contiene una radice ad indice pari, dobbiamo porre la condizione
che il radicando sia non negativo;
·
se
y=f(x) contiene un logaritmo, il suo argomento deve essere maggiore
di zero;
·
se
y=f(x) contiene una funzione esponenziale del tipo g(x)h(x)
allora dobbiamo porre g(x)>0 e controllare il campo di esistenza
di h(x);
·
se
y=f(x) contiene espressioni del tipo tan[g(x)], dobbiamo escludere
i punti in cui g(x)=π2+kπ;
·
se
y=f(x) contiene espressioni del tipo arcsin[g(x)] e arccos[g(x)],
deve essere −1≤g(x)≤1.
Una volta
determinato il dominio si escludono le regioni di piano che non ne fanno parte.
2) Determinazione
di eventuali simmetrie e periodicità.
Se la
funzione è simmetrica rispetto all'asse y (funzione pari), f(x)=f(−x)
o rispetto all'origine (funzione dispari), f(x)=−f(−x) basterà
proseguire lo studio per x positive /x≥0) semplificando così i calcoli. Lo
stesso vale per le funzioni periodiche di periodo T, che possono essere studiate
in un intervallo di ampiezza T.
3) Determinazione
delle intersezioni con gli assi.
Si pone x=0
per determinare l'eventuale punto di intersezione della funzione con l'asse
y; si determinano invece i punti di intersezione con l'asse x
ponendo y=0, ovvero f(x)=0.
4) Studio
del segno della funzione.
Ponendo
per convenzione f(x)>0 si trova gli intervalli di x per i quali la
funzione è positiva (quando sta sopra l'asse x) e, di conseguenza per
esclusione, anche quelli per i quali è negativa (quando sta sotto l'asse x).
5) Calcolo
dei limiti.
Bisogna
stabilire come la funzione si comporta quando si "avvicina'' agli
eventuali punti di discontinuità della funzione, calcolando i limiti (qui la
sezione esercizi svolti sui limiti, completa di formulari) del tipo limx→x0f(x).
Si determinano così eventuali asintoti verticali. Inoltre bisogna
stabilire come la funzione si comporta, nel caso il dominio lo richieda, quando
x tende all'infinito: limx→∞f(x). Si determinano così
eventuali asintoti orizzontali e, calcolando m=limx→∞f(x)/x
e q=limx→∞[f(x)−mx] eventuali asintoti obliqui del tipo
y=mx+q.
6) Determinazione
dei punti di massimo, minimo, e flesso e studio del segno delle derivate.
Si calcola la
derivata prima f′(x). Si studia il segno della derivata risolvendo la
disequazione f′(x)≥0. Negli intervalli in cui la derivata è positiva
la funzione f(x) è crescente, negli intervalli in cui la derivata è negativa
la funzione f(x) è decrescente; nei punti in cui la derivata si
annulla abbiamo quindi per la nostra f(x) dei punti di massimo, minimo,
o flesso a tangente orizzontale.
Successivamente
si calcola la derivata seconda f′′(x). Se ne studia il segno risolvendo
la disequazione f′′(x)≥0. Negli intervalli in cui la derivata seconda è positiva
la funzione f(x) è convessa, negli intervalli in cui la derivata seconda
è negativa la funzione f(x) risulta concava; nei punti in cui la
derivata seconda si annulla si determinano per la nostra f(x) gli
eventuali punti di flesso a tangente obliqua.
I problemi di
ottimizzazione consistono nella ricerca di punti stazionari.
Questo genere di analisi è spesso utilizzata nelle discipline
scientifiche e ingegneristiche per ottenere i parametri utili per
raggiungere il massimo rendimento. In questo caso generale di
ricerca di massimi, minimi o punti di sella in un intero insieme numerico,
parliamo di ottimizzazione libera. Il sistema da analizzare può anche
essere soggetto a vincoli geometrici, fisici o semplicemente matematici: in tal
caso si parla di ottimizzazione vincolata.
Una funzione
f(x) presenta una discontinuità di prima specie in x=x0
se esistono finiti limx→x-0f(x)=L e limx→x+0f(x)=L' in cui però L≠L'. (Nel grafico
la funzione farà un "salto" in x=x0)
Una funzione
f(x) presenta una discontinuità di seconda specie in x=x0
se uno dei due limiti (o entrambi) laterali di x0 tende a infinito
o non esiste. (Nel grafico, solitamente, la funzione presenta un
asintoto di equazione x=x0)
Una funzione
f(x) presenta una discontinuità di terza specie in x=x0
se esistono finiti limx→x-0f(x)=L e limx→x+0f(x)=L, ma
·
o
f(x) non è definita in x0 (quindi non esiste f(x0))
·
o
esiste f(x0) ma f(x0)≠L (f è prolungabile con continuità
in x0 (ponendo f(x0)=L), piuttosto che dire che ha una
discontinuità eliminabile in x0)
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